Relazione di Alessandra Giacumbo
È stata Perugia, quest’anno, a ospitare la 22esima edizione del Convegno dell’International Society for Psychological and Social Approaches to Psychosis (ISPS).
ISPS è una società che, a partire dalla sua fondazione negli anni ’50 a opera di Christian Müller e Gaetano Benedetti, riunisce molti professionisti da tutto il mondo, con l’obiettivo di promuovere trattamenti psicosociali ai disturbi psicotici e di fornire una rete di cure adeguata e rispettosa dei diritti umani.
I convegni internazionali di ISPS sono incontri biennali molto frequentati e che costituiscono un’importante vetrina dello stato dell’arte rispetto agli interventi psicosociali sulla psicosi. Da diverse edizioni, la Psicoanalisi Multifamiliare ha trovato spazio come intervento degno di nota, negli scorsi anni in sessioni secondarie e quest’anno nella sessione plenaria, che ha visto protagonisti Caterina Tabasso, Maria Elisa Mitre e Jaakko Seikkulla. La dottoressa Tabasso e Maria Elisa Mitre hanno dato voce all’esperienza dei gruppi multifamiliari, con un intervento molto toccante da parte della Mitre, la quale partecipa a questi gruppi fin dalla loro fondazione in Argentina. Il dottor Seikkula, fondatore dell’Open Dialogue, ha riportato come questo metodo nel trattamento della psicosi, nato in Finladia e diffusosi in tutta Europa, abbia portato a notevoli miglioramenti rispetto al ricorso al trattamento farmacologico, sempre meno necessario nell’ottica di un intervento che abbraccia l’intero sistema famiglia e coinvolge diverse figure professionali: psichiatri, psicologi, infermieri.
La Psicoanalisi Multifamiliare, insieme a Caterina Tabasso e a vari altri gruppi con cui collabora (Roma, Belgio), è stata protagonista di altri spazi di presentazione: due workshop hanno permesso a chiunque volesse di partecipare a un vero e proprio gruppo multifamiliare, con le regole e il setting che lo contraddistinguono; l’incontro con l’autore, Andrea Narracci, rispetto al testo “Da oggetto di intervento a soggetto della propria trasformazione”; un simposio della dottoressa Tabasso in collaborazione con il gruppo belga composto da Jef Lisaerde e Saskia Verbesselt, raccontando la loro esperienza nel creare un gruppo multifamiliare, supervisionato dalla dottoressa Tabasso, dopo essersi conosciuti e interessati a tale approccio proprio in occasione di un convegno internazionale ISPS.
Psiche Lombardia (Milano), in rete con Infiniti Angoli (Roma), ha portato la propria esperienza nel settore. La presidente Maria Luisa Rainer, le psicologhe psicoterapeute Caterina Tabasso, Silvia Rivolta e Greta Neri ci hanno aperto la porta delle loro associazioni private no-profit che da anni si occupano di accogliere e curare la sofferenza mentale, mostrandoci la forza e le difficoltà che il percorso di cura comporta, coinvolgendo i cosiddetti “pazienti”, i familiari e gli operatori.
La dottoressa Neri, per prima, ci ha raccontato il percorso di un utente di Infiniti Angoli e la sua progressiva possibilità di liberarsi dalla rappresentazione di “malato” attraverso la partecipazione ai gruppi multifamiliari, grazie ai quali si è creato un ponte con il Servizio Sanitario Nazionale che ha permesso all’utente e alla sua famiglia di pensare a nuove opportunità e a una nuova identità, libera dallo stigma della malattia mentale.
A seguire, la dottoressa Rivolta ha portato la sua esperienza comunitaria e il percorso che ha permesso l’introduzione dei gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare in Psiche Lombardia, nata come associazione di supporto ai soli familiari. L’importanza di coinvolgere le famiglie e la mancanza di distinzioni tra malati e non-malati all’interno del gruppo multifamiliare risalta come chiave di cura nell’intervento della dottoressa Rivolta.
È sulla base di questo che Maria Luisa Rainer, presidente di Psiche Lombardia, ha raccontato la sua esperienza personale come, cito testualmente, “madre di due splendide persone con le quali ho avuto modo di vivere l’esperienza della malattia mentale”. La dottoressa Rainer ha partecipato ai gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare all’interno della comunità in cui suo figlio era ospite, incontrando la dott.ssa Rivolta. Questa esperienza le ha insegnato a leggere il funzionamento delle altre famiglie e, di riflesso, a capire il proprio. Non sono mancati momenti difficili e dolorosi, sulla base dei quali è stato possibile affrontare la separazione: tra Maria Luisa e suo figlio, tra il proprio dolore e quello dell’altro. “Essere ascoltata mi ha insegnato ad ascoltare”: questo e gli altri elementi fondamentali del percorso condiviso con il gruppo Multifamiliare della comunità le ha fatto venire in mente la possibilità di aprirne uno nell’associazione milanese.
La dottoressa Tabasso ha focalizzato il suo intervento su come le associazioni private no-profit che si avvalgono di spazi Multifamiliari abbiano dato prova di grande valore e utilità, inserendosi nel contesto di cura non come alternativa, bensì come integrazione al Servizio Sanitario Nazionale. Il primo quesito su cui la dott.ssa Tabasso ha suggerito di riflettere è la propria storia: andando indietro negli anni e nelle generazioni, possiamo scoprire molti pattern ripetitivi, vissuti simili e inconsciamente intrecciati. Da qui, la necessità di rispondere alla domanda che tutti si pongono quando vivono esperienze come quella della malattia mentale: “perché?”. La risposta, così come la domanda, spesso non viene presa in considerazione dai servizi pubblici, per una serie di ragioni pratico-organizzative e culturali, elemento sottolineato sia dalla dott.ssa Tabasso sia dalla dott.ssa Rivolta. Nelle associazioni del privato sociale e in particolare nei gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare, questo e molti altri quesiti possono trovare ascolto e contenimento, creando un legame continuo e umano tra operatori e utenti.
Nella comunità scientifica c’è una sempre maggiore concordanza circa la scarsità di prove a carico dell’ipotesi della trasmissione genetica della psicosi, mentre l’ipotesi della sua genesi psicodinamica e relazionale è sempre più accreditata. Questo dovrebbe spingerci a cercare, sempre di più, un intervento in grado di tenere conto della complessità della malattia mentale, che dovrà coinvolgere, come sottolineato più volte durante il convegno, l’intero sistema familiare. I gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare sono attualmente presenti in Argentina, Uruguay, Portogallo, Spagna, Belgio e Italia. La loro formazione, come hanno evidenziato le dottoresse Rivolta e Tabasso nella loro presentazione, comporta spesso molti ostacoli, che vale la pena affrontare nell’ottica di offrire una possibilità di cura che prenda in considerazione l’essere umano, i suoi bisogni e i suoi diritti.
L’intervento di Maria Luisa Rainer al Congresso
Chi sono? Sono la mamma di due splendide persone con cui ho vissuto, indirettamente, l’esperienza della malattia mentale.
Perché sono qui? Raccontare la mia esperienza è terapeutico per me e può essere utile a qualcuno.
LA STORIA
Tutto è cominciato quando mi sono resa conto che uno dei miei figli delirava, e di lì il passo verso il primo ricovero è stato breve.
Io non sapevo niente di malattie mentali ed ero spaventata, dovevo anche affrontare una difficile causa di divorzio con il padre dei ragazzi.
Ho accettato il consiglio di rivolgermi all’associazione Psiche Lombardia che si prende cura dei familiari di malati psichici, dove sono stata inserita in un gruppo condotto da uno psicoterapeuta orientato al “qui ed ora”, alle possibili soluzioni di problemi pratici attuali, con una visione focalizzata esclusivamente al maggior benessere dei presenti.
Ma che cosa è successo? Perché?
Ho sempre percepito che dietro ai problemi dei miei figli c’ero anch’io, con la mia storia, le mie rigidezze, il mio bisogno di strafare, le mie rimozioni… Come rileggere quanto accaduto e inserirlo nella storia della mia vita? Come ritrovare una relazione con i figli, nel frattempo così cambiati e lontani?
La comunità Cima del gruppo Redancia
Dopo varie esperienze dolorose, ricoveri, passaggi in comunità terapeutiche, fughe…uno dei miei figli è approdato alla comunità Cima di Milano, del gruppo Redancia, dove mi è subito stato chiaro che c’era parità nella relazione tra operatori e pazienti, e questo restituiva dignità alle persone pur nelle loro difficoltà.
Il gruppo di Terapia Multifamiliare
Nella comunità Cima è stato introdotto il primo gruppo di Psicanalisi Multifamiliare della Lombardia, e così le relazioni “alla pari” sono state allargate anche ai familiari degli ospiti, con notevoli risultati:
- non c’era più differenza tra “sani” e “malati”;
- ognuno era invitato a parlare di sé e veniva ascoltato senza preconcetti, e così imparava ad ascoltare senza preconcetti;
- ognuno imparava a guardare il proprio familiare come persona, al di là della relazione di parentela;
- Si vedeva come funzionavano le relazioni familiari degli altri, e ci si poteva chiedere come funzionava la propria…
E a me cos’è successo?
Sentirmi ascoltata mi ha aiutato ad ascoltare me stessa. Mio figlio un giorno mi ha detto: adesso che conosco i genitori dei miei compagni capisco bene il loro malessere…
La prima volta che ho pianto al gruppo, lui ha reagito dicendo: finalmente mia madre piange! È bastato che un’amica del gruppo rievocasse la propria infanzia, perché riaffiorasse il dolore che portavo dentro da sempre, e il mio pianto diventasse incontenibile e, alla fine del gruppo, un lungo forte abbraccio con mio figlio sancisse finalmente l’avvenuta separazione tra quel che era mio da quello che era suo.
L’associazione Psiche Lombardia
Mentre frequentavo con mio figlio il gruppo di Psicanalisi Multifamiliare della comunità Cima, sono diventata presidente dell’associazione Psiche Lombardia, dove il presidente uscente era il terapeuta che conduceva i gruppi di terapia per familiari, con il quale l’associazione veniva in pratica identificata.
Si è reso necessario creare nuovi gruppi di terapia per familiari a causa della crescente richiesta, e per la ricerca di nuovi terapeuti ho chiesto la collaborazione di Silvia Rivolta che dirigeva la comunità Cima, che ha accettato e a sua volta mi ha aiutato a inserire anche Caterina Tabasso nell’associazione, non senza difficoltà….
Dalla terapia per soli familiari alla terapia multifamiliare
Insieme con Silvia Rivolta e Caterina Tabasso abbiamo aperto uno dei gruppi di terapia per familiari anche ai “malati”, facendolo diventare un gruppo di Psicoanalisi Multifamiliare
Risultati:
- i familiari hanno acquistato in capacità di raccontarsi, e hanno capito che c’è relazione tra la propria storia e le difficoltà dei figli
- i figli hanno acquistato in spontaneità davanti ai genitori, e le relazioni sono migliorate
Criticità:
- diversi figli non frequentano il gruppo
- non è stato facile far approvare il “nuovo” dall’associazione…