La nostra lunga storia è iniziata nel 2012. Una ragazza intelligente, gioiosa e affettuosa non riusciva più a trovare un motivo per sorridere. Dopo anni scivolati nella disperazione tra medici, ospedali, CPS, due comunità, nel 2017 mia figlia decide di interrompere il periodo di cura in comunità e dopo 5 anni mi sono sentita senza forze e senza più nessuna idea di come aiutarla. La strada in cui mi ero imbattuta mi sembrava senza via d’uscita.
Una mattina come tante altre, mentre aspettavamo il nostro turno al CPS, davanti a me ho visto un cartello che indicava un aiuto ai familiari di persone con disturbi di personalità. Ho preso nota delle informazioni su quel cartello, credevo fosse del CPS. Solo tempo dopo mi sono ricordata di quell’episodio e ho pensato di chiamare: non avevo più nulla da perdere.
Dopo l’incontro con il dottor Gianni Bigo, psicologo, ho deciso di partecipare al gruppo del mercoledì e da lì è iniziato tutto. Questa piccola decisione ha significato molto per me. Non mi sono sentita più sola nelle mie difficoltà, nel mio dolore, nel dover prendere delle decisioni con delle conseguenze sulla persona che amo, mia figlia. Non ho più paura di sbagliare perché nel gruppo ci si confronta, si portano le proprie esperienze e non si parla solo di teorie.
Nel gruppo si crea un’unione speciale e capisci che quello che ti sta capitando fa parte della quotidianità di altre persone, che come te si sentono senza via di uscita.
Grazie a loro ho partecipato al corso di Itaca e ho preso coscienza di come sta una persona che ha un disturbo di quel tipo e di quali strumenti adottare nella relazione.
Ho imparato che per aiutare gli altri bisogna prima di tutto aiutare se stessi.
Spero che questo messaggio possa sostenere altre persone a decidere di affidarsi al gruppo, per tornare a sperare, per imparare ad ascoltare, per non sentirsi più soli.